Leonardo da Vinci il genio del rinascimento e l'ospedale Santa Maria Nuova

Scritto da Ufficio Stampa, mercoledì 27 settembre 2017

Firenze - Si è tenuto ieri, 26 settembre, il convegno “Leonardo da Vinci a Santa Maria Nuova” presso l’auditorium ente Cassa di Risparmio di Firenze in via Folco Portinari 5. Nel simposio si è cercato di far emergere alcuni degli aspetti meno noti dell’imponente personalità di Leonardo, così come annunciato dal dottor Giancarlo Landini - Presidente Fondazione Santa Maria Nuova Onlus durante i saluti istituzionali di apertura. Non è certo difficile immaginare che nel percorso biografico di Leonardo da Vinci ci sia spazio per aneddoti ed esperienze di ragguardevole interesse, non ultime quelle fatte nell’ospedale fiorentino di S. Maria Nuova. Ma per ricostruire un percorso storiografico delle innumerevoli discipline affrontate dall’artista e scienziato toscano, fra le quali non risulta secondaria quella di anatomista proprio presso il nosocomio cittadino, risulta necessario far riferimento a documenti d’archivio e testimonianze letterarie che, oltre a rendere più cronologico il lavoro del genio rinascimentale, contribuiscono a farlo uscire dal mito e dalle narrazioni leggendarie, restituendoci l’artista e lo scienziato su un piano più umano e meno romanzato. E’ esattamente in quest’ottica che si è svolto il programma del convegno. Numerose le personalità accademiche chiamate a parlare del “maestro”. Notevole la ricostruzione storica degli “step” leonardiani da parte della dottoressa Cristina Acidini – Presidente dell’accademia delle arti del disegno di Firenze e consigliera della fondazione S.Maria Nuova Onlus, la quale, attraverso una chiara ricostruzione, ha sapientemente spiegato il percorso evolutivo ma altalenante dell’artista che passa dal dipingere con grande senso naturalistico all’ingegneria idraulica , per poi tornare alla pittura (studio per la “Gioconda”) ed approdare infine agli studi anatomici che lo accompagneranno per tutta la vita, trovando applicazione in buona parte dell’intera produzione artistica. La dottoressa Roberta Barsanti – Direttrice del Museo e biblioteca Leonardiani di Vinci – ha invece sottolineato la parca realtà testimoniale sull’infanzia e le origini del Vinciano ad eccezione della registrazione di nascita del medesimo da parte del nonno, Antonio di ser Piero da Vinci. - Persino nelle migliaia di pagine manoscritte pervenute ai giorni nostri si rileva una scarsità di notizie e di racconti della sua vita privata, quasi una testimonianza certa del suo essere schivo e riservato - ha infine concluso la studiosa. Di tutt’altra natura l’intervento di Sara Tagliagamba – Politecnico di Milano – Ecole Pratique des Hautes Etudes, Sorbonne, la quale, anche in vece del Prof. Carlo Pedrini che non ha potuto partecipare, nel quale ha descritto l’utilizzo di un particolare tipo di disegno a tratteggio incrociato utilizzato da Leonardo nei disegni anatomici per enfatizzare l’effetto di volume. Interessante anche l’analisi dei lunghi e laboriosi studi di anathomia naturalis attraverso i quali l’anatomista arriva addirittura alla concezione di una anathomia artificialis, cioè una maniera per “penetrare” la struttura del corpo umano ed illustrarne meglio la funzione. Un modo di andare oltre l’anatomia spingendosi verso la fisiologia. A quest’ultima considerazione si è riallacciato anche il Prof. Francis Weels – cardiochirurgo dell’università di Cambridge, citando il suo studio sulle 64 pagine di note e disegni sul cuore ritrovati nella Royal collection – mi è sembrato da subito evidente il fatto che Leonardo fosse passato da un’anatomia del disegno ad un’anatomia fisiologica – ha affermato prima di concludere con una celebrativa considerazione - nell’anatomia di Leonardo c’era già tutto! Molte delle sue annotazioni sembrano quelle di un chirurgo -. Di estremo interesse anche l’intervento della dottoressa Esther Diana – Direttrice del centro documentazione per la storia dell’assistenza e della sanità- introdotto dal dottor Marco Geddes da Filicaia del dipartimento di ingegneria dell’informazione dell’università di firenze, nel quale si è cercato di dirimere la leggendaria questione delle “vasche del mistero” proposte spesso in intrigante associazione con l’illustre figura di Leonardo, nonostante non vi sia mai stata traccia di citazione delle medesime in nessuna letteratura. La ricerca disposta in merito, sia archivistica che documentaria – ha affermato la dottoressa- sembra suggerire tre ipotesi non ancora acclarate: Vasche da tinta per la lana, Vasche deposito per alimenti o vasche per dissezione anatomica utilizzate da Leonardo da Vinci. Curiosa infine la vicenda patrimoniale del “conto corrente” di Leonardo legata in qualche modo all’ospedale di S.Maria Nuova, raccontata dal Prof. Enrico Spagnesi – Ordinario di storia del diritto dell’università di Pisa- L’accostamento rappresentato da una struttura ospedaliera e la funzione economica di “banca” può stupire – ha affermato l’accademico- ma merita di certo una riflessione. Molti notabili dell’epoca, infatti, erano soliti dare in custodia i propri patrimoni ad enti ospedalieri, ritenendo questa una pratica più sicura essendo in qualche modo vincolata ai valori ecclesiastici del mutum date, nihil inde sperantes. Non erano cioè previste “speculazioni”. Pertanto per un poco oculato gestore delle proprie finanze, come risultava essere Leonardo, la soluzione risultava ideale.