Scritto da Daniela Ponticelli, venerdì 6 giugno 2018

 

Firenze – E’ stato un lungo ed intenso abbraccio quello tra Artù, un giovane cane salvato da un abbandono e adottato otto anni fa, e il suo padrone ricoverato nella terapia intensiva del Santa Maria Nuova diretta dal dottor Massimo Barattini. Intorno, l’emozione dei familiari ma, soprattutto, degli operatori sanitari che hanno organizzato l’incontro mettendo in atto, insieme alle procedure previste dal regolamento aziendale sul Pet visiting, l’importante ed efficace percorso dell'umanizzazione delle cure e, in particolare in un contesto assistenziale ad alta criticità.

 


Quel momento lo racconta Graziella Pimpini infermiera con formazione specifica sul percorso pet-visiting che ha seguito tutta l'istruttoria e i controlli del caso: "E' stato commovente vedere l'emozione di entrambi: del paziente che attendeva il suo inseparabile amico a quattro zampe e quella di Artù incontenibile e festoso."

La dottoressa Cristina Rossi, direttore dell'assistenza infermieristica dell'area fiorentina e referente del progetto, spiega: "Tutto nel reparto era stato predisposto per accogliere Artù secondo le procedure previste di igiene e sicurezza, al fine di tutelare il paziente, gli altri ricoverati e il personale stesso; ad esempio preventivamente abbiamo appurato l'esistenza dei requisiti indispensabili come ad esempio la verifica comportamentale; il giorno stesso Artù è stato sottoposto anche a una veloce pulizia con prodotti specifici prima dell'ingresso".

Il progetto, in attuazione alla delibera regionale del 2014 sull'umanizzazione delle cure, è finalizzato a dare sollievo agli ammalati che non hanno la possibilità di muoversi e soffrono separati dai loro animali; è realizzato dai dipartimenti infermieristico e di prevenzione, attraverso l'area veterinaria (dottor Enrico Loretti). L'avvio è stato sperimentato proprio al Santa Maria Nuova e ormai esteso a tutti gli ospedali dell’azienda Usl Toscana centro. A Firenze la pet visiting e la pet terapy sono già sperimentate da cinque anni all’interno degli hospice.